Panel 2 – La diplomazia internazionale nel dopoguerra: dalla “questione” degli Stretti alla Guerra Fredda (1919-1953). I sessione: la questione degli Stretti: diplomazia italiana e dibattito storiografico in Russia e Turchia.

Presidente: Fabio Bettanin, Università di Napoli l’Orientale.

Discussant: Paolo Wulzer, Università di Napoli l’Orientale.

Relatori:

  • Fabio L. Grassi, Università di Roma ‘La Sapienza’, La questione degli Stretti nel quadro delle relazioni turco-sovietiche tra 1919-1939;
  • Valentina Sommella, Università di Perugia, I diplomatici italiani e la questione degli Stretti da Versailles a Montreux;
  • Francesco Randazzo, Università di Perugia, I bolscevichi e i nodi della politica marittima russa nella contesa degli Stretti: il punto sul dibattito storiografico nella Russia contemporanea.

Abstract

Gli studi attorno alla questione degli Stretti animano ancora oggi gli ambienti storici, più che nel passato, proprio per le implicazioni geopolitiche che l’argomento reca in sé. Sin dall’Ottocento, il braccio di ferro russo-turco attorno all’uso politico “esclusivo” che la Sublime Porta faceva del varco del Bosforo ha influenzato le scelte politiche degli zar e costretto i governi russi a sperimentare direttrici verso altri mari, a far appello alla solidarietà dei popoli slavi per avere facile accesso all’Adriatico o ai mari navigabili del Baltico. Solo quando il malato d’Oriente iniziò a vacillare, e le potenze occidentali ad affacciarsi sul versante asiatico e africano per trovare nuove rotte commerciali, si pose in maniera ineludibile la necessità di regolamentare gli Stretti divenuti, a quel punto, uno strumento strategico nelle mani del Sultano. E così, la diplomazia internazionale si mobilitò alla ricerca di soluzioni“provvisorie” onde scongiurare la deriva dell’impero ottomano che aveva cominciato il suo progressivo e lento declino fino alla prima guerra mondiale. Il Trattato di Versailles e le successive paci, stipulate tra i paesi vincitori e quelli sconfitti a seguito del primo conflitto bellico,anziché risolvere le contese lasciate irrisolte dalla guerra determinarono un nuovo clima di tensione internazionale. La regolamentazione degli Stretti, divenuta prioritaria per la neonata Società delle Nazioni, monopolizzò il dibattito mentre la smilitarizzazione degli Stretti andò nella direzione di accontentare il grande assente alle trattative di pace, il governo massimalista di Lenin alle prese con una difficile e sanguinosa guerra civile. Tale quadro rappresenta lo sfondo sul quale i diversi contributi che saranno presentati andranno a confrontarsi affrontando analisi che partono da documentazioni diplomatiche fino a studi comparati sulle diverse riflessioni che possono scaturire sia dalla consultazione di fonti primarie, sia dascavi in archivi nazionalie sia dal confronto delle diverse sintesi storiche. Così, sullo sfondo di un tema che ha implicazioni internazionali di particolare rilievo scientifico, e sulla base di studi monografici che hanno un peso rilevante nel dibattito storiografico contemporaneo, ciascun relatore toccherà, nel proprio contributo, una o più tessere che compongono il mosaico delle relazioni internazionali riferite alla questione degli Stretti.

Concretamente il panel si struttura in due sessioni per un totale di sei interventi. Nella prima delle due sessioni ci saranno le relazioni di Fabio L. Grassi La Questione degli Stretti nel quadro delle relazioni turco-sovietiche tra 1919 e 1939, Valentina Sommella I diplomatici italiani e la questione degli Stretti da Versailles a Montreux e Francesco Randazzo La Russia bolscevica e i nodi della politica marittima russa nella contesa degli Stretti:il punto sul dibattito storiografico nella Russia contemporanea. Nella seconda sessione si alterneranno le relazioni di Nicola Neri Dodecaneso italiano: politica, diplomazia e armi, Valdo Ferretti La diplomazia nipponica nella ridefinizione delle alleanze europee: la Conferenza di Montreux del 1936 e Lucio Barbetta Occidente e Jugoslavia 1948-1957: sicurezza e “wedgestrategy” nel Sud Est europeo e nel settore degli Stretti.


Interventi

Fabio Libero Grassi: La Questione degli Stretti nel quadro delle relazioni turco-sovietiche tra 1919 e 1939

I bolscevichi individuarono senza tentennamenti nei nazionalisti turchi un antemurale contro l’Occidente capitalista e quindi un soggetto politico-militare con cui cercare di allearsi. Per Lenin, Čičerin, Stalin, via via che si allontanava il miraggio della rivoluzione mondiale diventava sempre più importante che gli “imperialisti” non avessero il controllo degli Stretti e non potessero accedere a piacimento nel Mar Nero. I dirigenti sovietici ebbero semmai qualche esitazione nel decidere su quale leader nazionalista turco puntare, ma nel complesso si attennero a una linea di lealtà nei confronti di MustafaKemal. Nondimeno, la stipula del Patto d’Amicizia siglato il 16 marzo 1921 concluse una trattativa lunga e faticosa. Riguardo agli Stretti, esso dava soddisfazione al governo sovietico, giacché esprimeva il principio che il Mar Nero dovesse essere monopolio degli Stati rivieraschi. Nel 1922, al contrario, il governo di Ankara fu proprio sugli Stretti alquanto arrendevole verso le potenze occidentali, rassegnandosi presto a un regime internazionale. Con la convenzione di Montreux del 1936, tuttora in vigore, la Turchia ottenne un notevole recupero di sovranità, con piena soddisfazione di uno Stalin ancora sulla difensiva. Uno Stalin che nel 1939 tornerà a guardare agli Stretti e alla Turchia con occhi tipicamente russi.

Valentina Sommella: I diplomatici italiani e la questione degli Stretti da Versailles a Montreux

Nel paper proposto si intende analizzare l’operato di alcuni esponenti della diplomazia italiana che durante le trattative di pace di Parigi e negli anni tra le due guerre mondiali si occuparono della questione degli Stretti. Lo status internazionale che gli Stretti avrebbero assunto era di rilevante interesse anche per l’Italia che nel Patto di Londra aveva formulato la richiesta di una zona di influenza nella provincia di Adalia. Anche se apparentemente lontana dagli interessi del Paese, tale richiesta era infatti stata concepita già da San Giuliano proprio in contrapposizione alle molteplici richieste delle altre potenze nel Vicino e Medio Oriente e per bilanciare nel Mediterraneo i contraccolpi che sarebbero derivati dall’apertura del passaggio negli Stretti concesso anche alla Russia. Sonnino prima, poi Sforza nominato Alto Commissario a Costantinopoli e altri diplomatici contariniani, tra i quali De Martino e Galli, affrontarono dunque la questione turca nella linea tracciata da San Giuliano, rappresentando una generazione di diplomatici di estrazione liberal-nazionale che si adoperò per realizzare un disegno nazionale di ampio respiro mediterraneo attraverso la creazione di un’intesa con le forze kemaliste. Ma la diffidenza turca nei confronti degli interessi italiani in Anatolia e il timore che questi interessi potessero essere ribaditi con forza da parte del regime fascista incrinarono il precedente “patto di amicizia”. Non a caso dunque Carlo Galli fu inviato come ambasciatore italiano in Turchia proprio negli anni in cui la questione degli Stretti venne ridiscussa a Montreux.

Francesco Randazzo: I bolscevichi e i nodi della politica marittima russa nella contesa degli Stretti: il punto sul dibattito storiografico nella Russia contemporanea

La questione degli Stretti ha caratterizzato la politica estera russa sin dall’epoca della zarina Caterina II e mantenne la propria importanza strategico-politica fino gli ultimi anni della Russia zarista. Con la chiusura degli Stretti, durante il primo conflitto mondiale, veniva meno una delle principali rotte di rifornimento che permetteva a Pietrogrado di mantenere lo sforzo bellico. Nel 1915 gli alleati cercarono di occupare gli stretti ed escludere l’Impero Ottomano dalla guerra, l’intento era complicato dal fatto che uno degli obiettivi dei russi durante la guerra fosse proprio quello di occupare per ségli Stretti e ottenerne il controllo permanente. Francia e Gran Bretagna accettarono le richieste russe per il controllo della costa e delle isole del Mar di Marmara, ma il tentativo di occupazione terrestre degli Stretti del 1915 si rivelò fallimentare. La pressione sul fronte occidentale russo e il congelamento di quello meridionale distolsero, ma non per sempre, l’attenzione di Pietrogrado dagli Stretti. Durante tutta la Rivoluzione e la successiva guerra civile la Russia ebbe ben altri problemi di cui occuparsi e dunque venne accantonata la pretesa sul controllo del Bosforo, nelle mani diplomatiche delle potenze occidentali. Tuttavia, a partire dal primo dopoguerra, la questione iniziò a delinearsi come sempre meno legata alla volontà di Ankara. A questi aspetti sarà dedicato l’intervento che tenterà di fare il punto sullo stato del dibattito storiografico russo sulla questione.


Note curriculari dei partecipanti

  • Fabio Bettanin è professore ordinario e docente di Storia della politica internazionale e Storia della Russia contemporanea all’Università di Napoli l’Orientale. É membro del Senato Accademico dell’UNIOR. É responsabile scientifico per la parte italiana dell’accordo di collaborazione scientifica fra l’Università di Napoli l’Orientale e le università russe: MGIMO, RGGU, e dell’Istituto di storia mondiale dell’Accademia delle Scienze di Russia. É membro del collegio del dottorato di Studi Internazionali dell’Orientale. Fa parte del Comitato scientifico e della redazione della rivista “Processi storici e politiche di pace”. Fra i suoi ultimi lavori: Ungheria 1956: il fattore Chruscev. Working Paper 145, CSSEO (Trento), 2009; I costi dell’impero in A. Panaccione, Venti anni dopo (1989-2009), Milano, Unicopli, 2011; Una cauta inimicizia. I rapporti fra Italia e Russia dopo l’Unità in P. Frascani (a cura di), Nello specchio del mondo. L’immagine dell’Italia nella realtà internazionale, Il Torcoliere, Napoli, 2012; Né distensione né rottura. Il Cremlino e il 1968 in Italia in F.Bettanin et alii (a cura di), L’Italia vista dal Cremlino. Gli anni della distensione negli archivi del Comitato centrale del Pcus, 1953-1970, Viella, Roma, 2015; Putin e il mondo che verrà. Storia e politica nella Russia del XXI secolo, Roma, Viella, 2018.
  • Paolo Wulzer (discussant) è professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, dove insegna anche Storia Internazionale dell’Asia e dell’Africa (abilitato in prima fascia nel S.C. 14/B2). I suoi interessi di ricerca vertono sulla politica mediterranea dell’Italia, sul ruolo della CEE/UE come attore di politica internazionale e sulla politica mediorientale degli Stati Uniti dalla guerra fredda al sistema post-bipolare. Tra le sue ultime pubblicazioni, Case Studies in International Security. From the Cold War to the Crisis of the New International Order (ed.), 2018; Una relazione complicata ma complementare. Stati Uniti ed Arabia Saudita nelle crisi del Medio Oriente, 2018
  • Fabio L. Grassi è ricercatore di Storia dell’Europa Orientale (abilitato in prima fascia nel S.C. 14/B2) presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Socio della SISI, ha all’attivo circa ottanta pubblicazioni, tra cui le monografie L’Italia e la Questione Turca (1919-1923). Opinione Pubblica e Politica Estera, Torino, Zamorani, 1996 (tradotta in turco), Atatürk. Il Fondatore della Turchia Moderna, Roma, Salerno, 2008, 20092, 20103 (idem) e Una Nuova Patria. L’Esodo dei Circassi verso l’Impero Ottomano, Istanbul, ISIS, 2014 (tradotta in turco e in inglese).
  • Valentina Sommella è ricercatrice di Storia delle Relazioni Internazionali (abilitata in seconda fascia nel S.C. 14/B2) presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, dove insegna Storia e Culture dell’Asia orientale, ed è Professore a contratto presso la LUMSA di Roma, ove insegna Storia e istituzioni dei Paesi africani e asiatici. Ha insegnato Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Roma La Sapienza ed è stata Visiting Research Fellow presso l’University College Dublin (UCD). Ha pubblicato due monografie sui rapporti tra gli alleati durante la Seconda guerra mondiale e, più recentemente, si è occupata di politica estera italiana nel periodo precedente all’avvento del fascismo, pubblicando il volume Un Console in trincea, Carlo Galli e la politica estera dell’Italia liberale (1905-1922) (Rubbettino 2016) e altri saggi sui temi dell’irredentismo, della questione adriatica e dei rapporti italo-turchi su riviste specializzate e in Atti di Convegni.
  • Francesco Randazzo è professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia (abilitato in prima fascia nel S.C. 14/B2). Membro della SISI è autore di diversi saggi e svariate monografie sui temi della Russia tardo-imperiale e sovietica. Partecipa a gruppi di ricerca diimportanti istituzioni accademiche straniere e coordina il Centro Internazionale di Ricerche e Studi Eurasiatici (CIRSEu) presso l’Università di Perugia. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Zarstvo and Kommunism. Italian-russian diplomacy in the period between the grant war and the age of Soviet communism (Ed. Cambridge Scholar Publisher, 2018); Il decennio rosso (1917-1927), (Libellula, 2017); Storia del Kazakhstan. Dalle origini all’indipendenza (Libellula, 2015); L’altra diplomazia. L’Italia, la Russia e le relazioni asiatiche nel periodo della Belle Époque, (Libellula, 2014); Miseria e nobiltà. La questione servile in Russia in età moderna  (Libellula, 2013); Russia. Momenti di storia nazionale (NuovaCultura, 2013); Dio salvi lo zar (Loffredo, 2012); Alle origini dello Stato Sovietico (AUSSME, 2008).