Panel 10 – Europa e Stati uniti di fronte alla fine della guerra fredda

Presidente: Leopoldo Nuti, Università Roma Tre.

Discussant: Angela Romano, European University Institute.

Relatori:

  • Maria Eleonora Guasconi, Università di Genova, L’Atto Unico Europeo, la CPE e la fine della Guerra fredda;

  • Marinella Neri Gualdesi, Università di Pisa, Il dibattito transatlantico sulla nuova architettura di sicurezza europea: la nascita della PESC tra spinte in avanti e battute d’arresto;

  • Barbara Zanchetta, King’s College London, The “out of area” paradox: NATO in Afghanistan from the end of the Cold War to the War on Terror;


Abstract

Il panel, pur affrontando temi molto diversi tra loro, intende riflettere sulla fase di transizione del sistema internazionale che ha caratterizzato la fine della guerra fredda, focalizzandosi sull’impatto che lo sgretolamento del vecchio ordine ha avuto sia sulla politica statunitense che sugli sviluppi del processo di unificazione europea. Europa e Stati uniti cercano di elaborare risposte in grado di gestire le dinamiche del cambiamento. L’arco temporale preso in considerazione copre prevalentemente il periodo di transizione compreso tra la seconda parte degli anni ’80 e i primi anni ’90, nella consapevolezza che le radici del cambiamento si trovano già negli anni precedenti la fine della guerra fredda, che fu l’acceleratore di dinamiche messe in atto in precedenza. Le politiche contenute nel trattato di Maastricht subiscono un’accelerazione con gli eventi del 1989 ma sono concepite e progettate con l’Atto unico.

La ricerca storica è ancora agli inizi nell’analizzare il contributo della Comunità Europea e del processo di integrazione europea sulla fine della guerra fredda e le modalità con cui il modello europeo attrasse i regimi in crisi dei paesi del blocco orientale. Appare pertanto importante approfondire l’indagine sulle trasformazioni introdotte nel funzionamento della CPE dall’Atto Unico Europeo, cercando di comprendere quali furono le conseguenze e gli effetti di questi mutamenti nei rapporti tra la Comunità, i paesi dell’Europa orientale e l’Unione Sovietica.

Il dibattito euro-atlantico sulla trasformazione dell’architettura geopolitica in Europa ha portato alla luce valutazioni diverse sulla formazione di una identità di sicurezza europea. L’evoluzione verso una dimensione europea di difesa prevista dal trattato di Maastricht ha toccato aspetti centrali della relazione transatlantica, senza però rimettere in discussione il ruolo della NATO come garante fondamentale per la sicurezza e la stabilità dell’Europa nel dopo guerra fredda.

Proprio relativamente al ruolo dell’Alleanza, con la fine della guerra fredda sono tornati alla ribalta temi che avevano caratterizzato la discussione transatlantica durante il conflitto Est-Ovest, come l’out-of-area, la possibilità cioè di intervenire al di fuori dell’area euro-atlantica. La ridefinizione del ruolo della NATO per rispondere alle nuove sfide dello scenario internazionale dopo la fine della guerra fredda ha portato a non escludere più interventi militari su scala globale, evidenziando anche in questo caso sensibilità diverse tra europei e americani. Paradossalmente, risolvere il dilemma dell’out-of-area, cosa che aveva evitato di fare in passato, ha consentito alla NATO post guerra fredda di proiettarsi verso una nuova missione di “global security”.


Interventi

Maria Eleonora Guasconi: L’Atto Unico Europeo, la CPE e la fine della Guerra fredda

Descrivere l’evoluzione della CPE durante gli anni Ottanta appare di notevole interesse per una serie di motivi legati sia all’evoluzione del sistema internazionale che alle dinamiche europee: questo decennio fu caratterizzato da cambiamenti rivoluzionari, che ebbero luogo soprattutto in Europa, dove il crollo dei regimi comunisti in tutti i paesi dell’Europa orientale pose termine alla guerra fredda e aprì la strada alla riunificazione del continente, e fu proprio negli anni Ottanta e nel modo in cui i governi europei affrontarono gli straordinari mutamenti nell’Europa dell’Est che possiamo comprendere le origini e la nascita della PESC, quando con la firma del Trattato di Maastricht nel febbraio 1992, i paesi europei dettero vita al coordinamento delle proprie politiche estere, includendovi anche la dimensione della sicurezza.

In particolare, sulla base di un confronto tra la documentazione proveniente dai National Archives a Kew Gardens, dagli Archives diplomatiques du ministère des Affaires étrangères a La Courneuve e le carte di Giulio Andreotti presso l’Istituto Sturzo, l’intervento cercherà di comprendere se la volontà dei governi europei di rivitalizzare la distensione nel corso degli anni Ottanta si tradusse in un’azione politica coordinata nei confronti dei paesi dell’Europa orientale e dell’Unione Sovietica, quale fu l’evoluzione dell’atteggiamento di Mosca rispetto all’idea di Europa e nei confronti della Comunità Europea e quale fu il ruolo svolto dalla CPE nel processo che portò alla firma degli accordi COMECON-CEE nel giugno 1988.

Marinella Neri Gualdesi: Il dibattito transatlantico sulla nuova architettura di sicurezza europea: la nascita della PESC tra spinte in avanti e battute d’arresto

La determinazione degli Stati uniti a mantenere la centralità della NATO nella nuova Europa post- guerra fredda è stata approfondita dalla storiografia, così come la riluttanza alla presenza di un più forte elemento europeo all’interno dell’Alleanza. Il dibattito transatlantico ha visto sconfitte le iniziali proposte degli europei di affidare a una struttura pan-europea che coinvolgesse la CSCE il compito di gestire l’unificazione tedesca, e la tesi franco-tedesca di istituzionalizzare un chiaro legame organico tra l’Unione politica europea e l’UEO.  A prevalere è stata alla fine la posizione degli Stati uniti: la NATO perno del sistema di sicurezza europea. La crescente disponibilità di fonti primarie e una ricca produzione storiografica consentono di approfondire alcuni passaggi e aprire nuove prospettive interpretative.

L’intervento si propone di analizzare sia la coerenza della strategia americana, che si delinea già durante i colloqui 2+4 sull’unificazione tedesca, che le dinamiche intra-europee che porteranno nel dicembre 1991 alla definizione della PESC nel trattato di Maastricht. In particolare attraverso la documentazione dei National Archives a Kew, che getta nuova luce sul ruolo di Londra nell’allertare gli Stati uniti sulle posizioni degli europei, si cercherà di comprendere sia il dibattito transatlantico che l’evoluzione delle posizioni dei paesi impegnati a discutere il futuro dell’Europa di sicurezza e difesa.

Barbara Zanchetta: The “out of area” paradox: NATO in Afghanistan from the end of the Cold War to the War on Terror

The debates within the North Atlantic Treaty Organization on the limits of its geographical extension are as old as the Alliance itself. Throughout the Cold War, NATO continuously adhered to the principle that its purpose was to defend the Atlantic space, while refusing to get involved in conflicts outside this area. From the Suez Crisis to the Vietnam War, only to cite a few examples, NATO remained detached. The apparent indifference of the Alliance in meddling in Afghanistan after Moscow’s intervention in 1979 continued this tradition.

With the end of the Cold War and, most prominently, following the 9/11 terrorist attacks against the United States, the Alliance completely reversed its stance on the “out of area” issue. Invoking Article 5 of the Treaty for the first time in its history, NATO gradually, but inexorably, got involved in Afghanistan. Indeed, Afghanistan would come to define the Alliance’s posture for the 21st Century.

This paper will try to compare NATO’s stance towards Afghanistan in the 1980s and in the 2000s, tracing the evolution of the debate on the out of area dilemma. It will be based on documents from the NATO archives, as well as on American and British documents. The paper will try to shed light into why NATO remained detached in the 1980s while, paradoxically, it chose to re-define itself after the end of the Cold War through a quintessentially out of area mission in Afghanistan.


Note curriculari dei partecipanti

  • Leopoldo Nuti è Professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre, dove è Coordinatore del curriculum in Studi europei e internazionali del Dottorato in Scienze Politiche. Dal 2010 è co-direttore del Nuclear Proliferation International History Project, e dal 2018 è Direttore della Rivista italiana di storia internazionale. Dal 2014 al 2018 è stato Presidente della Società italiana di storia internazionale.Tra le sue pubblicazioni, L’esercito italiano nel secondo dopoguerra, 1945-1950. La sua ricostruzione e l’assistenza militare alleata, (Roma: Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, 1989), I missili di ottobre. La storiografia americana e la crisi cubana del 1962 (Milano: LED, 1994), Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra. Importanza e limiti della presenza americana in Italia (Roma: Laterza, 1999), La sfida nucleare. La politica estera italiana e la armi atomiche durante la guerra fredda, 1945-1991, (Bologna: Il Mulino 2007) e, come curatore, The Crisis of Detente in Europe. From Helsinki to Gorbachev, 1975-1985 (London: Routledge, 2008) e insieme a Frédéric Bozo, Marie Pierre Rey e Bernd Rother, The Euromissiles Crisis and the End of the Cold War (Stanford: Stanford U. Press, 2015). Nel 2018 ha curato, insieme a David Holloway, Aspects of the Global Nuclear Order in the 1970s, un numero tematico della International History Review.
  • Angela Romano è Senior Research Fellow presso il Department of History and Civilization, allo European University Institute (EUI), dove con Federico Romero co-dirige il progetto ‘Looking West: i regimi socialisti europei che affrontano la cooperazione pan-europea e la Comunità europea’, finanziato dall’ERC. Nel 2006 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Firenze. E’ stata Jean Monnet Fellow all’EUI (2009/10); Marie Skłodowska-Curie Fellow presso l’International History Department della LSE (2011/2013) e Honorary Research Fellow presso l’Università di Glasgow (2013-2015). Storica della Guerra Fredda e dell’Integrazione Europea, Romano concentra le sue ricerche su distensione, processi d’integrazione e cooperazione in Europa, relazioni economiche Est-Ovest, CSCE, relazioni esterne della CE/UE, e relazioni transatlantiche. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali peer-reviewed e capitoli in volumi collettanei, perlopiù in inglese; è stata invitata a tenere conferenze in varie università europee e a presentare relazioni in numerosi convegni in Europa, negli Stati Uniti, Russia e Giappone. Romano sta ultimando la sua seconda monografia (Routledge, fine 2019), che analizza il ruolo della Comunità Europea durante la Guerra Fredda in Europa, 1969-1983.
  • Maria Eleonora Guasconi è Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, dove insegna Storia delle relazioni internazionali e Storia della globalizzazione e delle integrazioni regionali e coordina il corso di laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Dal 2015 fa parte della Commissione scientifica che cura la pubblicazione dei documenti diplomatici presso il Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione. I suoi interessi di ricerca riguardano il processo di integrazione europea, la cooperazione politica europea, le relazioni Europa-Stati Uniti durante la guerra fredda, le relazioni euro-mediterranee e il dialogo sociale europeo. È autrice di numerosi saggi e articoli su riviste scientifiche italiane e internazionali e dei seguenti volumi: L’altra faccia della medaglia. Guerra psicologica e sindacale nelle relazioni Italia-USA nella prima fase della guerra fredda, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999; L’Europa tra continuità e cambiamento. Il Vertice dell’Aja del 1969 e il rilancio della costruzione europea, Firenze, Polistampa, 2004; con. E. Calandri e R. Ranieri, Storia politica ed economica dell’integrazione europea, Napoli, Edises, 2015; ha inoltre curato Declino europeo e rivolte mediterranee, Torino, Giappichelli, 2012.
  • Marinella Neri Gualdesi è Professore associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, dove insegna Storia delle relazioni transatlantiche e Storia e Politiche dell’Unione europea. E’ anche titolare della Cattedra Jean Monnet ad personam in Storia dell’integrazione europea. I suoi principali interessi di ricerca riguardano la storia dell’integrazione europea, la politica europea dell’Italia e le relazioni transatlantiche durante e dopo la guerra fredda. Autrice di numerosi saggi e articoli, i più recenti: Il contributo dell’Italia alle riforme istituzionali: dall’Atto unico al trattato di Lisbona, in U. Morelli D. Preda (a cura di) , L’Italia e l’unità europea dal Risorgimento a oggi:idee e protagonisti, CEDAM, Padova,2014; Lo IAI e la formazione della politica estera italiana, in C Merlini ( a cura di), La politica estera dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 2016;L’Italia e la nascita della politica estera e di sicurezza, in  F. Lefebvre D’Ovidio L. Micheletta ( a cura di) Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2017; Under a Multinational Mantle: Italy’s Participation in the G-7 (1975-1976), in A. Varsori B. Zaccaria (eds) Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally, Cham, Palgrave/Macmillan, 2017; Barbara Zanchetta is Lecturer (Assistant Professor) in Diplomacy and Foreign Policy at the Department of War Studies at King’s College London. She is the author of The Transformation of American International Power in the 1970s (Cambridge University Press, 2014), the co-author of Transatlantic Relations since 1945 (Routledge, 2012) and co-editor of New Perspectives on the End of the Cold War: Unexpected Transformations? (Routledge, 2018). Dr. Zanchetta has published articles and book reviews in International Politics, Studies in Conflict & Terrorism, Diplomatic History, Cold War History, Journal of Transatlantic Studies and for H-Diplo. She is currently working on a monograph tentatively titled The United States and the ‘Arc of Crisis:’ American foreign policy, radical Islam and the end of the Cold War.