Presidente: Fabio Bettanin, Università di Napoli l’Orientale.
Discussant: Luca Ratti, Università di Roma Tre.
Relatori:
- Nicola Neri, Università ‘Aldo Moro’ di Bari, Dodecaneso italiano: politiche, diplomazia e armi;
- Valdo Ferretti, Università di Roma ‘La Sapienza’, La diplomazia nipponica nella ridefinizione delle alleanze europee: La Conferenza di Montreux del 1936;
- Lucio Barbetta, Università Roma Tre, Occidente e Jugoslavia 1948-1957: sicurezza e «wedgestrategy» nel Sud Est europeo e nel settore degli Stretti.
Abstract
Gli studi attorno alla questione degli Stretti animano ancora oggi gli ambienti storici, più che nel passato, proprio per le implicazioni geopolitiche che l’argomento reca in sé. Sin dall’Ottocento, il braccio di ferro russo-turco attorno all’uso politico “esclusivo” che la Sublime Porta faceva del varco del Bosforo ha influenzato le scelte politiche degli zar e costretto i governi russi a sperimentare direttrici verso altri mari, a far appello alla solidarietà dei popoli slavi per avere facile accesso all’Adriatico o ai mari navigabili del Baltico. Solo quando il malato d’Oriente iniziò a vacillare, e le potenze occidentali ad affacciarsi sul versante asiatico e africano per trovare nuove rotte commerciali, si pose in maniera ineludibile la necessità di regolamentare gli Stretti divenuti, a quel punto, uno strumento strategico nelle mani del Sultano. E così, la diplomazia internazionale si mobilitò alla ricerca di soluzioni“provvisorie” onde scongiurare la deriva dell’impero ottomano che aveva cominciato il suo progressivo e lento declino fino alla prima guerra mondiale. Il Trattato di Versailles e le successive paci, stipulate tra i paesi vincitori e quelli sconfitti a seguito del primo conflitto bellico,anziché risolvere le contese lasciate irrisolte dalla guerra determinarono un nuovo clima di tensione internazionale. La regolamentazione degli Stretti, divenuta prioritaria per la neonata Società delle Nazioni, monopolizzò il dibattito mentre la smilitarizzazione degli Stretti andò nella direzione di accontentare il grande assente alle trattative di pace, il governo massimalista di Lenin alle prese con una difficile e sanguinosa guerra civile. Tale quadro rappresenta lo sfondo sul quale i diversi contributi che saranno presentati andranno a confrontarsi affrontando analisi che partono da documentazioni diplomatiche fino a studi comparati sulle diverse riflessioni che possono scaturire sia dalla consultazione di fonti primarie, sia dascavi in archivi nazionalie sia dal confronto delle diverse sintesi storiche. Così, sullo sfondo di un tema che ha implicazioni internazionali di particolare rilievo scientifico, e sulla base di studi monografici che hanno un peso rilevante nel dibattito storiografico contemporaneo, ciascun relatore toccherà, nel proprio contributo, una o più tessere che compongono il mosaico delle relazioni internazionali riferite alla questione degli Stretti.
Concretamente il panel si struttura in due sessioni per un totale di sei interventi. Nella prima delle due sessioni ci saranno le relazioni di Fabio L. Grassi La Questione degli Stretti nel quadro delle relazioni turco-sovietiche tra 1919 e 1939, Valentina Sommella I diplomatici italiani e la questione degli Stretti da Versailles a Montreux e Francesco Randazzo La Russia bolscevica e i nodi della politica marittima russa nella contesa degli Stretti:il punto sul dibattito storiografico nella Russia contemporanea. Nella seconda sessione si alterneranno le relazioni di Nicola Neri Dodecaneso italiano: politica, diplomazia e armi, Valdo Ferretti La diplomazia nipponica nella ridefinizione delle alleanze europee: la Conferenza di Montreux del 1936 e Lucio Barbetta Occidente e Jugoslavia 1948-1957: sicurezza e “wedgestrategy” nel Sud Est europeo e nel settore degli Stretti.
Interventi
Nicola Neri: Dodecaneso italiano: politica, diplomazia e armi
Dall’epoca dell’Unificazione la sola direttrice strategica praticabile per l’Italia si rivelò essere quella che si pronunciava a sud, sud-est, dove l’evoluzione degli stati nazionali e la disgregazione dei grandi imperi orientali consentiva di esercitare in qualche modo una forma di politica potenza, considerata come irrinunciabile per un grande paese. La guerra di Libia, oltre alle esperienze coloniali, fu l’espressione di questo sviluppo, con le pronunce militari non decisivi sulla sponda settentrionale africana, che spinsero a portare la guerra sul territorio metropolitano avversario, e ad occupare le isole del Dodecaneso a titolo di pegno del rispetto del passaggio di sovranità, in verità piuttosto incerto sul piano giuridico e istituzionale. Peraltro l’Italia, in una pagina meno nota, aveva svolto un ruolo centrale nella missione internazionale che le Grandi Potenze organizzarono allo scopo di interposizione tra elemento greco e turco a Creta nel 1897. Ivi le forze italiane rimasero, ultime a lasciare il terreno nel 1906.Gli esiti delle guerre balcaniche prima e del Primo Conflitto Mondiale poi cristallizzarono la situazione politica e diplomatica nel Dodecaneso, che gli italiani si adoperarono a nazionalizzare. Lo sguardo non cessò di esercitarsi in quella direzione, danubiano-balcanica e mediterraneo orientale, fino alla sconfitta del secondo conflitto mondiale.
Valdo Ferretti: La diplomazia nipponica nella ridefinizione delle alleanze europee: la Conferenza di Montreux del 1936
La relazione intende discutere alcuni recenti contributi storiografici i quali hanno preso in esame l’attenzione del Giappone per la questione degli Stretti Turchi e la Conferenza di Montreux del 1936, dopo la crisi mancese del 1931-33. L’argomento, sebbene apparentemente molto particolare, è invece pieno di risvolti in rapporto a vari argomenti centrali collegati fra loro nella politica internazionale alla metà degli anni ‘30, tra i quali l’adesione dell’Unione Sovietica al trattato di Londra sul Disarmo Navale del 1936-37 e alla Società delle Nazioni, l’alleanza franco-russa, l’appeasement britannico e l’evoluzione della politica estera italiana dopo la crisi etiopica. In special modo si presta a una rilettura delle relazioni anglo-giapponesi nello stesso momento storico, individuando un momento di importante tensione interna nella direzione della politica estera di Tokyo.
Lucio Barbetta: Occidente e Jugoslavia 1948-1957: sicurezza e “wedgestrategy” nel Sud Est europeo e nel settore degli Stretti
Questo paper si pone l’obiettivo di valutare i risultati della politica occidentale nei confronti della Jugoslavia dopo la rottura tra Tito e Stalin e fino all’interruzione della cooperazione militare jugo-occidentale, che coincise con l’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Belgrado e Pankow.
Tra i vari obiettivi occidentali, assumeva particolare importanza la creazione di un unico sistema difensivo che comprendesse Italia, Jugoslavia, Grecia e Turchia, in modo da consolidare la sicurezza del fianco sud dell’Alleanza e di rendere più efficace la garanzia sulla zona degli Stretti. Nelle intenzioni dei Governi occidentali, ciò avrebbe favorito anche il successo della “wedge strategy” volta a minare dall’interno la sicurezza del blocco sovietico.
Una certa storiografia americana degli anni ‘90, fondata soprattutto su documentazione statunitense, sostiene che questa politica fu coronata da un sostanziale successo. Un esame più approfondito delle fonti – con particolare riferimento alla documentazione d’archivio britannica e ai recenti studi sul riavvicinamento Mosca-Belgrado basati su documentazione sovietica e jugoslava prima indisponibile- suggerisce conclusioni più sfumate: se da un lato l’aiuto occidentale contribuì, probabilmente, a consolidare l’indipendenza jugoslava dall’URSS, dall’altro gli obiettivi politici e di sicurezza furono mancati in modo pressoché completo. L’area degli Stretti restava così geograficamente scollegata dal sistema di sicurezza occidentale, rimanendo una sorta di “marca di confine” del blocco a guida americana.
Note curriculari dei partecipanti
- Fabio Bettanin è professore ordinario e docente di Storia della politica internazionale e Storia della Russia contemporanea all’Università di Napoli l’Orientale. É membro del Senato Accademico dell’UNIOR. É responsabile scientifico per la parte italiana dell’accordo di collaborazione scientifica fra l’Università di Napoli l’Orientale e le università russe: MGIMO, RGGU, e dell’Istituto di storia mondiale dell’Accademia delle Scienze di Russia. É membro del collegio del dottorato di Studi Internazionali dell’Orientale. Fa parte del Comitato scientifico e della redazione della rivista “Processi storici e politiche di pace”. Fra i suoi ultimi lavori: Ungheria 1956: il fattore Chruscev. Working Paper 145, CSSEO (Trento), 2009; I costi dell’impero in A. Panaccione, Venti anni dopo (1989-2009), Milano, Unicopli, 2011; Una cauta inimicizia. I rapporti fra Italia e Russia dopo l’Unità in P. Frascani (a cura di), Nello specchio del mondo. L’immagine dell’Italia nella realtà internazionale, Il Torcoliere, Napoli, 2012; Né distensione né rottura. Il Cremlino e il 1968 in Italia in F.Bettanin et alii (a cura di), L’Italia vista dal Cremlino. Gli anni della distensione negli archivi del Comitato centrale del Pcus, 1953-1970, Viella, Roma, 2015; Putin e il mondo che verrà. Storia e politica nella Russia del XXI secolo, Roma, Viella, 2018.
- Luca Ratti
- Nicola Neri è docente di “Storia della Guerra e delle Istituzioni Militari”, di “Storia della Relazioni Internazionali” e di “Storia dei Trattati e Politica Internazionale” presso il Dipartimento di Scienze Politiche e di Giurisprudenza dell’Università di Bari, e presso l’Università di Tirana,(abilitato in prima fascia nel S.C. 14/B2). É docente presso l”Istituto Alti Studi Difesa” (IASD). É docente presso la Società per l’Organizzazione Internazionale, di Roma. Svolge seminari presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale di Roma e l’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. Svolge ricerche sulla storia del potere marittimo, sulla storia dell’imperialismo, e sulle relazioni internazionali e di potenza nel Mediterraneo. Dirige la collana di Studi storico-militari “Le Lance”. Tra le sue recenti pubblicazioni vi è Tra Londra e Buenos Aires: l’Italia e la guerra nelle Falklands in “Rivista di Studi Politici Internazionali”, 2017, Italy and the recognition of Finland’s independence in “Settentrione. Nuova Serie”, vol. 29, 2017; Undicimila e uno: il problema politico e diplomatico dei prigionieri nella guerra delle Falklands in “Processi Storici e Politiche Di Pace”, voll. 19-20, 2018; L’albero delle Battaglie, Ed. Libellula, 2018; Protostoria del Peacekeeping: le Grandi Potenze a Creta nel 1897-98 in Rivoluzioni e guerre civili. Studi internazionali sull’Eurasia dalla tarda età moderna alla fine del Novecento a cura di F. Randazzo, Libellula, Tricase, 2018; The Routes of the Empires: Italy and the Indipendence of Egypt, Libellula, Tricase, 2018.
- Valdo Ferretti è professore Associato presso l’Istituto Italiano/Dipartimento di Studi Orientali dell’Università di Roma La Sapienza (abilitato in prima fascia nei S.CC. 10/N3 e 14 B/2). Le sue ricerche hanno toccato fra altri temi, alcuni aspetti distoria internazionale del XIX e XX secolo, fra cui il Patto Anti-Komintern, l’Alleanza Anglo-Giapponese e l’adesione del Giappone al Gatt e all’OCSE dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tra le sue pubblicazioni vi è la monografia La questione della sicurezza nell’evoluzione della politica estera della repubblica popolare Cinese (Rubbettino, 2006).
- Lucio Barbetta è assegnista di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi Roma Tre – Dipartimento Lingue, Letterature e Culture Straniere. Dal 2010 svolge attività di docenza e ricerca presso lo stesso Dipartimento. Dal 2015 è tutor dell’Aula informatica di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi l’Orientale di Napoli. È autore del volume L’Italia e l’avvio del processo di distensione internazionale 1955-1958, ed. Guerini e Associati, 2015, e dei seguenti saggi L’allargamento dell’ONU del 1955 e i prodromi del processo di distensione internazionale in “Processi Storici e Politiche di Pace”, n. 1, 2016; The Origins of the Detente: Importance of German Rearmament and Italy’s Position 1952-1955, in “Case Studies in International Security: from the Cold War to the Crisis of the New International Order” ed. by L. Ratti and P. Wulzer, Peter Lang editors, 2018; GliStatiUniti e l’evoluzione dell’ONU nella prima fase della coesistenza pacifica (1955-1960), in “Acta Histriae”, n. 26, 2018.